Il signor Davide Tarocchi, una persona equilibrata, tollerante e in pace col prossimo, un giorno decide di comprarsi uno smartphone, sul quale vi è installata “Psychophone”, la nuova applicazione che permette di parlare col proprio subconscio. Da quel momento la sua vita prenderà una brusca accelerata, che viene mostrata in un’ora circa di frenetica messa in scena teatrale. Le voci suadenti di centraliniste dai più svariati accenti si alternano l’una dietro l’altra, andando a toccare i momenti più importanti e le corde più intime della sua vita, trasmettendo al protagonista la netta sensazione che il servizio “Psychophone” sia dotato della straordinaria capacità di conoscerlo in un modo così dettagliato e capillare come solo il proprio inconscio sarebbe in grado di saper fare. Ma il palcoscenico è diviso in due parti che svelano il trucco sul quale è fondata una gran parte della nostra attuale civiltà: il fronte, l’apparenza, là dove Davide Tarocchi – interpretato da un magistrale Daniele Locchi – usufruisce del servizio virtuale, e il retro, il reale, dove una impiegata del call-center – interpretata dalla straordinaria Teresa Lamuraglia – fa girare il motore di quella macchina teatrale che produce inconsci individuali e collettivi allo stesso tempo, attraverso gli strumenti delle nuove tecnologie.
In un’atmosfera fuori dal tempo tra il grottesco e il surreale – ideata dalla regia di Daniele Lamuraglia – vedremo come una centralinista utilizza quegli oggetti fisici che un tempo costituivano la nostra identità – l’album di famiglia, le pagelle e i registri scolastici, le analisi, le radiografie – per tracciare quello che oggi attraverso l’informatica è divenuto il nostro “profilo personale”, un insieme di dati privati che siamo indotti a “condividere” in momenti e applicazioni diverse, e che non riusciamo più né a gestire né a ricordare: è solo la memoria informatica, raccolta dagli algoritmi, a poterci restituire quello che un tempo era depositato in modo opaco e confuso, ma senz’altro più creativo e libero, nel nostro inconscio. Ma ogni “sistema” per quanto possa apparire onnicomprensivo e infallibile, mostra di avere delle piccole falle, anche perché deve ancora agire sui nostri corpi, i quali conservano quella magica imperfezione appartenente alla natura, che si rivelerà in un finale sorprendente.